DI FRONTE AD UNA PERSONA SOFFERENTE È OPPORTUNO ASTENERSI DA LUOGHI COMUNI CHE VOGLIONO FUNGERE
DA CONSOLAZIONI UNIVERSALMENTE VALIDE.
OGNI UOMO È UNA REALTÀ A SÉ E COME TALE VA RISPETTATO, ASCOLTATO, AVVICINATO, COMPRESO E AMATO.

dal libro "Lettere ai laici"

La sofferenza che si chiude in se stessa porta uno strascico di oppressione e di tristezza che, non solo ci fa vivere male, ma per diretta conseguenza ci rende incapaci di offrire agli altri qualcosa di buono. Ogni uomo, lo voglia o no, comunica comunque se stesso in modo tacito o espresso. Se il suo intimo essere è triste comunica tristezza, se invece è consolato comunica consolazione. Sicché noi o diamo o togliamo agli altri.
Tutto ciò che si muove in noi si muove anche fuori di noi. Pertanto sollevati sempre sulle tue afflizioni e riprendi in mano la tua vita con la gioia di viverla e quindi anche di donarla.
Non fermare lo sguardo al tempo presente che passa, ma guarda l’eternità che viene e vive per sempre. Come vedi è una questione di prospettiva. Sposta la tua visuale verso l’infinito bene e potrai contribuire già ora alla sua realizzazione.

LETTERA AD UN DISABILE

Il tuo handicap ti tiene stretto in mille disagi, ma tu li affronti intraprendendo ogni giorno una nuova sfida con la vita. Quella che tu chiami ostinazione a vivere, definendo in tal modo il tuo combattimento, è in realtà una composizione di coraggio e di saggezza illuminata dalla lungimiranza della fede che nascostamente fa casa nel tuo cuore. Non temere di manifestarla, poiché è un atto rafforzativo della tua testimonianza. Non c’è dignità umana che possa edificarsi stabilmente e significativamente in riferimento alla sola transitorietà terrena. Noi siamo per l’eternità. Non siamo figli del tempo, ma sostiamo nel tempo in vista dell’eterno che ci attende. La stagione terrena per alcuni è più faticosa che per altri, ma non si possono misurare le fatiche considerandole in se stesse staccate dal divenire interiore di un uomo. Sicché, a vederle dall’esterno, impressionano le innumerevoli difficoltà logistiche dei tuoi giorni, i muri in cui ti imbatti, il continuo avvilente freno che imponi ai tuoi slanci, l’impossibilità concreta di agire nel mondo come vorresti, la mortificazione del tuo desiderio esuberante di dedicarti agli altri. Tutto questo lascia smarrito chi ti vede e non sa cosa si muove nel divenire articolato della tua vita interiore. Quando fra un combattimento e un altro cedi alla naturale stanchezza e, guardando la tua condizione, quasi ti rassegni a prendere posto nella sua angusta dimora, è allora che considerando ciò che sei e ciò che hai, consideri anche chi sei e dove vai. In quella sosta comprendi che l’importante non è essere eroi ma, ciò che conta molto di più, essere uomini. Uomini piccoli e grandi nello stesso tempo per vocazione, non per le realizzazioni di grandi imprese. Allora comprendi anche che da questa coscienza derivano serenità e buon senso e che in questa coscienza fiorisce l’amicizia con Dio.
Chi corre per le strade del mondo non vive questa realtà, ne rimanda la conoscenza e il godimento a quando il tempo inesorabilmente si fermerà. Tu rappresenti un richiamo per chi è distratto dalla propria realtà interiore. Questo è un compito che non ti dà soddisfazioni, ma porta i suoi frutti. Siine certo e pensaci quando nei tuoi silenzi la solitudine ti fa apparire insignificante la tua vita. La tua testimonianza è in se stessa un’attività.
Coraggio, il tempo ti darà ragione. Quando ti accorgerai di aver vissuto per un alto scopo, il ricordo della sofferenza e dei disagi passerà in second’ordine e tu guarderai in avanti ancor più speranzoso sul futuro che tutti ci attende.

da “Nessuno si senta mai solo”

L’uomo teme la sofferenza come se fosse il suo peggior nemico ma quando essa arriva, se è sapientemente accolta, forgia alla calma, alla fortezza e restituisce all’uomo la sua naturale dimensione.
La sofferenza allora smussa le punte più acute del carattere, addolcisce e dispone alla comprensione, mentre l’anima si nutre d’amore e la sua vita risanata traspare all’esterno in tutta la sua bellezza.
Ci sono bellezze che né il tempo, né le sofferenze riescono a cancellare. Sono quelle che riflettono nel cuore quel piccolo specchio di infinito che noi siamo e che dà luce a tutto il nostro essere se non lo copriamo. La sofferenza è un mistero, come l’amore in cui siamo avvolti.
Il sofferente è un missionario fra i sani. Egli confonde l’opinione e la mentalità corrente che vede nella funzionalità corporale e in genere materiale l’unica misura di riferimento. Ma chi ha il cuore lavorato dall'amore riesce a intuire attraverso il proprio soffrire verità profonde insite nell'animo umano, tali da motivare anche il presente angusto e difficile da vivere.

Dal tuo combattimento trarrai il coraggio nella misura che ti necessita

 

Chi può capire il senso della vita se non chi riesce a sbirciarla fra le fessure del dolore?

Sì, la vita si conquista nella coscienza del suo valore vincendo con coraggio le paure generate dallo spettro della morte. Combatti e spera. Spera e credi. Credi e prega. La preghiera ti darà la forza di combattere e di vincere. I combattenti poi hanno l’anticipo del premio nella forza d’animo che si produce in loro dallo stesso combattimento.

La tua vita non è racchiusa in questo tempo angusto e doloroso,
ma di questo tempo si serve per le sue ragioni di vittoria.

 

Chi ama sta bene sempre

La sofferenza inasprisce i cuori chiusi così come rende amabili quelli aperti alla vita. La stessa vita, che dalla malattia e dalle privazioni è mortificata, rinasce nuova in chi è disposto ad accoglierla.
La sofferenza smussa e supera le punte più acute del carattere addolcendo l’anima che si dispone a nutrirsi d’amore. Allora ella si riveste di una bellezza che le sofferenze non riescono a cancellare, una bellezza che è un piccolo specchio dell’infinito di cui ognuno di noi è parte.

La felicità abita nel cuore che si apre alla vita. Si può essere felici anche in mezzo a tanti dolori.

 

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