dal libro "Il testamento dell'uomo"

E’ necessario volgersi a guardare il proprio spessore interiore. Conoscerlo equivale a conoscersi. Non ci sono sicurezze che si possono acquisire all’esterno: l’uomo non potrà mai trovare al di fuori di sé una via di uscita al groviglio che da se stesso si è creato nell’intimo della sua essenza. E’ all’interno che egli deve imparare a guardarsi, senza fuggire l’ascolto del linguaggio silente dell’anima. E’ quello il luogo dell’incontro privilegiato della vita. E’ lì che l’uomo si scopre a se stesso. E’ lì che è scritta la sua storia eterna. E’ lì che si svelano alla sua coscienza i volti della verità nel tempo stabilito e nella misura della sua volontà di apertura alla Luce.
Nell’anima, specchio dell’eterno, l’uomo deve affondare ogni volontà di ricerca, non con l’ostinazione di una mente che segue i canoni umani, ma con la propria disponibilità intellettiva tutta rivolta all’apprendimento sottomesso a Colui che è e che solo può amministrare i percorsi dello scibile eterno per ogni singolo uomo.
L’anima è realtà soggetta, è riflesso e pertanto l’uomo dovrà genuflettersi nel rivolgersi alla sorgente da cui deriva la luce che in se stesso riceve.

La vita nell’uomo è per il gaudio anche terreno, poiché per la gioia egli è stato creato. E se, a motivo della propria natura corrotta, egli è costretto al combattimento contro il male conficcato in se stesso, egli ha pur perennemente viva in sé l’inclinazione al bene, caratteristica essenziale del Dito Creatore di cui porta l’impronta.
Tale inclinazione sempre lo inquieta e lo attira, così che egli, nell’orientarvi la propria volontà, riconoscerà il benessere originario lì dove lo porta la conoscenza di Dio. Alla conoscenza e al rispetto del Datore della Vita l’uomo dovrà sempre volgere la personale primaria attenzione e sollecitudine. Con ogni cura dovrà dirigere le proprie attitudini e capacità intellettive alla conoscenza di Dio, alla sapienza e alla scienza eterna.

 

L’invisibile è la forza che muove ogni cosa

E’ difficile per l’uomo sottomettersi alla scienza eterna. La sua ragione spazia alla ricerca della conoscenza pratica e visiva. L’invisibile non è per l’uomo prova di scienza, eppure la Verità è invisibile, il Profumo è invisibile, l’Amore è invisibile.
L’uomo ci crede, anche quando non lo ammette, per un bisogno naturale del sentimento che vive in lui come in tutti. Questo bisogno naturale che esiste ed è vivo in lui è anch’esso una realtà invisibile che condiziona in modo determinante la sua vita. Da questa realtà deriva il suo sentire, il suo pensare e il suo agire, che si dà una organizzazione attraverso la funzionalità della mente. Questo processo innato di vita razionalizzata spiega come è implicita nell’attività umana l’armonica reciprocità fra mente e anima.
L’invisibile è quindi realtà determinante causale e finale. L’invisibile è la forza che muove ogni cosa.
Sia la materia che lo spirito vivono sotto la legge dell’invisibile, poiché dall’invisibile la materia prende forma.
L’invisibile guida sottilmente la mente e l’anima. E’ salutare per l’uomo riconoscere che egli è l’insieme di tutti gli elementi scaturiti dall’invisibile, che occhio umano non vede, ma cuore intrasente.

 

 

dal libro "Lettere ai laici"

Questo tempo attuale ha un senso compiuto solo se considerato come finestra sull’eterno. E nell’eterno non contano le nostre misure né di ragione, né di dolore, né di gioia, ma solo l’aver capito e accolto la superiorità di Dio nella nostra vita. Tutto è vano in questa terra se non è considerato e vissuto in questa ottica. Se un timore dobbiamo mantenere, più di ogni altro terribile male, è proprio verso l’esuberanza della nostra autonomia decisionale che può allontanarci dalla Vita.

Il silenzio solitario è il luogo in cui si spiega la vita e si ascolta la voce dell’amore. Purtroppo le note dell’interiorità umana hanno suoni che la vita terrena rende confusi e indecifrabili al punto da far preferire disperderli anziché ricercarli, e invece è proprio lì il tracciato del nostro percorso, è lì che ci ritroviamo.

 

 

da “L’amore misericordioso”

Quanto poco riflettiamo sul grande mistero dell’amore divino! Se è vero che con gli angusti meccanismi della ragione umana non si può indagare su un mistero insondabile di per sé, è pur vero che ci si può e ci si deve lasciare stupire nel profondo da questa verità iscritta nel DNA dell’anima nostra. E’ necessario che tutti entriamo nella comprensione profonda e vitale della nostra comune appartenenza a Dio Amore. Allora riusciremo a vedere con gli occhi della fede questo Dio innamorato delle anime sue. Accorgersi di Lui, Presenza amante, e non esserne attratti è impossibile, perché impossibile è non innamorarsi dell’amore. L’amore è essenzialmente coinvolgimento e come tale deve vederci coinvolti intimamente nella sostanza di ciò che siamo, figli appunto dell’Amore. E se questo Dio Amore è un Dio vivente, vibri in noi la sua vita tanto inafferrabile quanto indelebilmente impressa nell’anima nostra.

 

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